Comunicato stampa- Stradivari e Storioni: scoperti i segreti dei maestri liutai cremonesi
La luce di sincrotrone svela l’impronta costruttiva dei violini prodotti da Lorenzo Storioni e Antonio Stradivari
La tradizione della liuteria cremonese ha dato vita a strumenti musicali divenuti leggendari. Tra gli artigiani di maggiore spicco ci sono Antonio Stradivari (1644-1737) e Lorenzo Storioni (1744-1816). Grazie a strumentazioni scientifiche avanzate sono stati svelati i segreti che si celano nelle rifiniture di alcuni tra i migliori strumenti mai costruiti. Lo studio, coordinato da Monica Gulmini del Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino e da Marco Malagodi dell’Università di Pavia (Laboratorio Arvedi di Cremona), ha permesso di identificare i composti presenti nella finitura di alcuni violini, portando alla luce la differente “impronta” tecnica dei due maestri liutai. Oggetto delle analisi sono stati i violini “Bracco” (Storioni, 1793), “Toscano” (Stradivari, 1690), e un altro violino senza nome costruito sempre dallo Storioni nel 1790.
“Qualche anno fa avevamo utilizzato i raggi X del sincrotrone per ottenere immagini tridimensionali degli stati di finitura, ora siamo tornati per esplorare l’uso della radiazione infrarossa nell’analisi di questi violini dal valore inestimabile”– dichiara Giacomo Fiocco, primo autore dello studio, dottorando presso il dipartimento di Chimica dell’Università di Torino e ricercatore del Laboratorio Arvedi dell’Università di Pavia. Gli esperimenti sono stati eseguiti con il supporto di Lisa Vaccari e Chiaramaria Stani presso il sincrotrone Elettra di Trieste, partner del Consorzio centro-europeo di infrastrutture di ricerca CERIC-ERIC. Grazie ad esso i ricercatori hanno ottenuto l’accesso gratuito alle avanzate strumentazioni del sincrotrone.
Dallo studio è emersa la differente tecnica di finitura dei due maestri cremonesi. Nei violini dello Storioni è stata rilevata la presenza di una base proteica (costituita da colla animale o caseina, secondo la tradizione del tempo) spessa circa 10 micron, seguita da uno strato di vernice compreso tra i 60 e i 90 micron. Nel caso dello Stradivari, invece, sono stati rilevati solo due strati di vernice dello spessore di 10-15 micron. La base proteica, tuttavia, potrebbe essere stata applicata anche sugli Stradivari e in seguito assorbita dal legno sottostante. Tali caratteristiche definiscono l’impronta tecnica dei due maestri.
I ricercatori hanno utilizzato per il loro studio frammenti micrometrici prelevati dai preziosi violini. Se si considera che i primi cinque strumenti musicali di maggior valore al mondo sono tutti Stradivari, anche questi piccolissimi campioni acquistano un enorme valore intrinseco. Essi devono infatti essere scrupolosamente preservati in modo da poter essere nuovamente analizzati quando saranno disponibili nuove tecnologie. Per questo motivo l’indagine è stata svolta con un approccio non distruttivo.
A riconoscimento del suo valore, la liuteria cremonese è stata inserita nel 2012 nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. L’indagine scientifica permette oggi conoscere ancora meglio quest’arte straordinaria.
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